E’ necessario un piano nazionale d’emergenza
Di Carlo Pelanda (16-12-2008)
L’impatto più
acuto della recessione è atteso per il primo semestre del 2009. Quanto grave per l’Italia? Il governo potrà
fare poco per stimolare l’economia interna a causa della priorità di mantenere
la credibilità sul fatto che l’Italia ripagherà il debito. Quindi c’è poco
spazio per detassazioni e investimenti pubblici. Le nostre sorti dipenderanno da tre fattori esterni: (a)
quando il mercato statunitense
riprenderà la crescita; (b) quanta crescita propria i mercati europeo ed
asiatico riusciranno a tenere; (c) di quanto, e se,
Fino
all’agosto del 2008 era in atto una tendenza recessiva causata dallo choc
inflazionistico. Da settembre la deflagrazione del sistema bancario ha fatto
implodere il mercato statunitense, già indebolito, creando crisi di settore che
hanno aumentato la disoccupazione e innescato un pessimismo diffuso e la
conseguente riduzione repentina di investimenti e consumi. Poiché tutti i Paesi
del mondo dipendono per gran parte del loro Pil dalle esportazioni dirette
verso l’America, e dalla domanda globale così indotta, la crisi del mercato
statunitense li ha gettati in recessione. Finora l’impatto non era arrivato al
suo massimo in Asia, Europa ed in Italia. Ora sta arrivando. Il problema per
tutte le economie esportatrici è quello di non poter bilanciare rapidamente la
perdita dell’export con altrettanta crescita interna. Per questo dipendono
dalla ripresa americana. Da un lato, la nuova Amministrazione Obama ha
preparato una politica di stimolo economico di enormi dimensioni. Ed è
probabile che funzionerà. Ma il quanto e quando restano incerti perché il
cedimento è stato strutturale e ci vorrà tempo per la ricostruzione della vitalità
economica (rientro dal debito privato, riassorbimento della disoccupazione,
ecc.). Lo scenario migliore, infatti, individua il giugno del 2009 come prima
data per l’uscita dell’America dalla fase più acuta della crisi. Significa che,
in ogni caso, per tutto il 2009 il resto del mondo sarà recessivo. Ma il quanto
dipende dalla capacità, come detto sopra, di Europa ed Asia di fare crescita
interna sostitutiva almeno in parte di quella trainata dalla locomotiva
statunitense. Sabato scorso Cina, Giappone e Corea del Sud hanno siglato un
patto di cooperazione per migliorare la crescita nella regione. Vedremo, ma non
aspettiamoci troppo perchè tutti e tre dipendono per circa il 40% del loro Pil
dalle esportazioni in Europa ed America e non sarà facile cambiare modello in
poco tempo. Lo stesso può dirsi per l’eurozona, con la differenza che